Il Metodo Biofasciale può rappresentare un esercizio di straordinaria utilità per i danzatori, e questo per due motivi ben precisi: uno è riferito alla prevenzione di alcune delle patologie a cui essi vanno incontro nel corso della loro carriera, l’altro ha a che fare con la condivisione tra le due discipline di alcuni importanti principi osservati durante pratica.
Metodo Biofasciale, inoltre, è un eccellente esercizio per sviluppare la consapevolezza di una dimensione corporea più “interna”, in cui viene enfatizzato il modo in cui le strutture profonde dello scheletro funzionano e si integrano armoniosamente tra di loro, tale consapevolezza è utile anche per il danzatore.
Le patologie a cui i danzatori sono esposti più frequentemente dipendono in modo particolare da un intenso sovraccarico funzionale, adottando a volte posizioni anti fisiologiche che unite ai contraccolpi generati dai salti contribuiscono con un lavoro esagerato dei muscoli paravertebrali, causando dolori al tratto lombare, dorsale e cervicale della colonna.
Un’altra problematica a cui va incontro il danzatore è il dolore alla spalla, dovuto anche questa volta ai sovraccarichi ai quali egli per esigenze tecniche e coreografiche sottopone questa struttura durante gli allenamenti.
I danzatori soffrono spesso anche di dolore nell’anca, dovuto di solito a uno squilibrio dei muscoli rotatori della stessa causato da posture anti fisiologiche o errori tecnici protratti a lungo nel tempo.
I dolori alla colonna vertebrale, alle spalle e alle anche nei danzatori sono quindi generati da uno squilibrio e un utilizzo disfunzionale di quello che in Metodo Biofasciale chiamiamo “pilastro centrale” e a cui prestiamo particolare attenzione durante gli esercizi.
Il pilastro centrale è costituito dal cingolo pelvico, dal cingolo scapolo omerale e dalla colonna vertebrale, in Biofasciale queste strutture sono considerate un unico “organo” la cui integrazione, mobilità e corretto allineamento con la forza di gravità determinano la qualità del movimento e della postura del corpo, oltre alla prevenzione di infortuni e patologie.
Metodo Biofasciale può venire in aiuto del danzatore prevenendo l’insorgere di queste problematiche, migliorando la postura del bacino e della colonna vertebrale e riducendo il dolore con un approccio al movimento del corpo compatibile con alcuni importanti principi osservati anche nella pratica della danza.
Gli esercizi eseguiti in Metodo Biofasciale sono ispirati agli schemi globali di stretching istintivo e locomozione di alcuni animali vertebrati, assistiti da un attrezzo , il Bioroller, che riduce gli effetti della forza di gravità e dell’attrito con il suolo facilitando il movimento e il rilassamento di muscoli e fasce.
In questo articolo mi soffermerò su tre aspetti del movimento che sono comuni sia alla danza che al Metodo Biofasciale:
- Integrazione tra muscoli e articolazioni di tutto il corpo
- Unità di mente e corpo
- Rilassamento
Quando parlo di integrazione tra muscoli e articolazioni di tutto il corpo mi riferisco alla partecipazione di questi ad ogni singolo gesto o postura, realizzando una rete sensibile di stimoli in cui tensione e rilasciamento sono perfettamente bilanciati tra di loro.
Quando eseguo un movimento qualsiasi, ogni articolazione e fascia muscolare fa “squadra” partecipando a un gioco più globale, e dando il proprio contributo alla realizzazione di un gesto finale dotato di equilibrio, forza e funzionalità.
L’allievo di Metodo Biofasciale è impegnato tutto il tempo della pratica a prendere consapevolezza di questa integrazione: durante l’esecuzione dello schema del rettile, ad esempio, egli percepisce in che modo durante il movimento gli arti sono interconnessi con il bacino, le anche, la colonna vertebrale, le costole, le scapole e le spalle.
L’allievo percepisce questa integrazione armonica osservando il principio dell’ascolto del movimento interno, grazie al quale egli registra le sensazioni fisiche provenienti da articolazioni e muscoli, e si esercita ad “immaginare” il movimento a partire da queste.
Con questo tipo di allenamento l’allievo sviluppa una elevata capacità di propriocezione, che gli consente di avere un miglior equilibrio e controllo del movimento, una migliore gestione della tensione muscolare, della forza e della postura del corpo.
Questo processo di integrazione avviene nella pratica degli schemi primordiali utilizzati in Metodo Biofasciale, ma anche durante la quotidiana attività di ricerca di movimento da parte del danzatore.
L’unità di mente e corpo in Metodo Biofasciale è la capacità di percepire durante gli esercizi, e di riflesso anche nelle normali attività quotidiane, la piacevole “presenza” del nostro corpo: colonna vertebrale, anche, scapole e spalle non sono più elementi percepiti solo per i dolori articolari, ma soprattutto per il loro movimento rilassato e piacevole.
Dopo un periodo di pratica regolare, l’allievo di Metodo Biofasciale sviluppa non solo la percezione dei gesti quotidiani, ma ha la sensazione quasi di “vedersi” mentre cammina, si siede o raccoglie un oggetto dal suolo.
Ciò è il risultato di un allenamento in cui si enfatizza un tipo di concentrazione basata sull’ascolto delle sensazioni fisiche provenienti dalle giunture, e quindi sulla collaborazione tra mente e corpo durante il movimento.
In questo caso mente e corpo sono perfettamente integrati e collaborano alla migliore esecuzione possibile di un gesto motorio o di una postura, questa integrazione porta a muoversi in modo più naturale poiché il cervello utilizza in modo più “intelligente” articolazioni, muscoli e fasce.
Tutto ciò è perfettamente coerente con la pratica della danza, infatti, il concetto di unità tra mente e corpo è alla base del training di un danzatore in quanto gli consente di sviluppare maggiore consapevolezza di sé.
Sia nella danza che nel Metodo Biofasciale è necessario imparare a rilassarsi
Il rilassamento in Metodo Biofasciale è la capacità di muoversi e mantenere una postura utilizzando solo la quantità di forza strettamente necessaria.
L’allievo si allunga e si contorce lentamente come il gatto, nuota come il pesce e la rana, imita la locomozione del rettile, il tutto con l’aiuto del Bioroller che annulla quasi la forza di gravità e gli attriti con il suolo.
Il risultato è di eliminare nelle articolazioni e nel resto del corpo le tensioni muscolo fasciali superflue, e di conseguenza generare un rilassamento profondo capace di rendere il movimento e la postura bipede più naturali e facili da ottenere.
Gli esercizi di Metodo Biofasciale riducono la rigidità nel bacino, nella colonna vertebrale e nelle spalle, riequilibrandone la postura e il movimento, facilitando il corretto allineamento del pilastro centrale con la forza di gravità.
Quando il pilastro centrale è in equilibrio e privo di rigidità otteniamo un rilassamento più facile da mantenere, un movimento più armonioso e integrato, la riduzione se non la completa eliminazione dei dolori articolari.
I danzatori possono trovare nel Metodo Biofasciale un prezioso alleato, perché i concetti di integrazione fisica, di unità di mente corpo e di rilassamento sono più facili da padroneggiare con gli schemi primordiali della rana, del gatto e del rettile, ed è più facile anche migliorare la propriocezione e la qualità delle movenze e delle posture, prevenendo infine i dolori e le problematiche fisiche che si possono presentare nel corso della pratica.